La VESPA alla PARIGI-DAKAR!!!!!!
La presenza di un team Piaggio-Vespa al raid africano ha un nome e un cognome: Jean-François Piot. Piot, ex pilota di rally è stato responsabile pubbliche relazioni nonché responsabile dell’attività sportiva di Honda Europa: Piot, per la prima Dakar, affitta un aereo per offrire assistenza a tutti i clienti Honda. Lasciata la casa nipponica, all’inizio del 1979 occupa un incarico analogo in casa Piaggio-Vespa, e lì decide di coinvolgere il marchio nelle competizioni: ecco dunque la partecipazione di alcune VESPE alla “croisière verte” e al “Giro di Francia” motociclistico .Ma l’idea faro di Piot è di tentare una scommessa pazza: far partecipare 4 VESPE alla Parigi-Dakar. Egli stesso spiega: "percorrere il deserto, ed alcuni tracciati africani in VESPA costituisce già un'avventura delicata ma farlo in una corsa, spalla a spalla con altri concorrenti che dispongono di macchine meglio adeguate a questo tipo di competizione, è la scommessa di VESPA" Jean-François PIOT ha già idee precise per costituire il team. Il progetto è” bicefalo” e comprende:
- 4 VESPA condotte da 4 piloti capaci di tentare di “vincere la scommessa” e portare i mezzi a Dakar - 5 Land d'assistenza :4 rapidi ciascuno dei quali assegnato alla partenza a ciascun pilota VESPA e 1 che sarà adibito a deposito mobile del team ( carico di quanti più pezzi di ricambio possibile). Ognuno di questi land sarà composto da un “asso” dal volante(idea di Piot per interessare i giornalisti) e da un meccanico VESPA per garantire un’assistenza che sia la più efficace possibile. Per quel che riguarda i piloti che dovranno guidare le VESPE, Piot ha già in mano piloti che, sotto la sua gestione i quali hanno partecipare mezzi Vespa ad altre competizioni: - Yvan Tcherniavsky, pilota collaudatore, che ha preso parte in sella a una VESPA al giro di Francia motociclistico . - Bernard Tcherniavsky, che in sella ad una Vespa è arrivato 3° alla “croisiére verte” 1979 - Bernard Simonot, giovane pilota, vice-campione di Francia di enduro in categoria internazionale, e che per poco non vince la “croisiere Verte” 1979 in sella ad una ET3 - Bernard Neimer, campione di Francia 78 di enduro ed in testa al medesimo campionato nella stagione 1979. Bernard Neimer è pilota motociclista nella polizia nazionale e ha partecipato anche alla 1° edizione della Dakar giungendo ottavo nelle moto in sella a una Honda 250 XLS . Piot ha inoltre previsto anche pilota di riserva, Jean-Louis Albera che ha pilotato una Vespa nel giro di Francia motociclistico del 1979. Completato il gruppo dei piloti che parteciperà al raid africano, può partire la preparazione dei mezzi. La scelta cade sin da subito sul tipo al momento più tecnogicamente avanzato ed efficiente: la VESPA P200E; la preparazione delle 4 VESPE, che avviene a PONTEDERA, consiste soprattutto nel rinforzare alcune parti (quali, ad esempio, manubrio,piantone,carter,ammortizzatori), nell’alleggerire il motore, nel dotare i mezzi di ruote da 12” con pneumatici speciali e di un serbatoio supplementare per aumentarne l'autonomia. La seconda parte del progetto di J-F Piot è, come detto, quella di presentare un team d'assistenza così tanto attraente per la notorietà dei piloti che possa essere anch’esso fonte d'interesse per i mass-media. Piot sonda il terreno fra i suoi amici rallyman e fra piloti di circuito per formare il suo gruppo. E così contatta Henri Pescarolo (che conta già molte partecipazioni e vittorie a Le Mans, nonchè molti titoli di campione di Francia in F2 e F3) e René Trautmann (molte volte campione europeo e francese nel rally) che accettano immediatamente. Piot contatta anche il suo amico Jean-Pierre Hanrioud (che conta diverse vittorie nell’europeo e nel nazionale rally) e che ha appena attaccato il casco al chiodo: anch’esso, sebbene non subito, accetta. Il quarto Land sarà guidato da Piot stesso, mentre il quinto (il magazzino viaggiante) vedrà al volante François Brébant, responsabile marketing PIAGGIO France. Mentre al fianco dei piloti dei quattro Land Rover destinati all’assistenza veloce siederà un meccanico Piaggio proveniente da Pontedera, al fianco di F.Brébant, siederà Dominica Nayrole, psicologa, che si occuperà dell'assistenza "umana” in questa competizione che sarà sicuramente provante per un team che parte con delle VESPE. Il team ufficiale VESPA è dunque completato: mentre i P200E vengono preparati a Pontedera, gli equipaggi si allenano a quello che sarà un raid massacrante e ricco di insidie: a tal fine i piloti delle VESPE per prendere confidenza con il mezzo sulla sabbia si alleneranno nelle spiaggie vicino a Cabourg, nord della Francia, ricche di dune. Poche settimane prima della partenza della Dakar, in un ristorante parigino viene presentato ufficialmente il Team Piaggio-Vespa: Piloti Vespa: n° 5: Yvan Tcherniavsky
n° 6: Bernard Tcherniavsky
n° 7: Bernard Neimer
n° 8: Marc Simonot
piloti Land Rover:
n° 196: Henri Pescarolo/Mauro Bellatriacia
n° 197: René Trautmann/Roberto Valleci
n° 198: François Brébant/Dominique Nayrole
n° 199: Jean-Pierre Hanrioud/Moreno Bertini
n° 200: Jean-François Piot/Bruno Spragia
Arriva il 1° gennaio 1980, la corsa comincia anche se, per il momento, Parigi e il Trocadéro sono soltanto la partenza simbolica.
Il clima estremamente rigido della Francia di inizio d'anno porta i piloti a coprirsi con abbigliamento invernale; nonostante tutto, l'entusiasmo della folla permette senza difficoltà di raggiungere Olivet per il prologo;
Per questa prima mini tappa, Piot ha pensato a tutto (ha l'esperienza dell'anno scorso) e ha elaborato una strategia per il team; la classifica di questo prologo, infatti, (assieme alla tappa di trasferimento che porterà a Sété per l’imbarco) deciderà l'ordine di partenza della prima speciale in Africa, ed è fondamentale lasciare il minore divario possibile tra le VESPE ed i loro veicoli d'assistenza. La soluzione è dunque semplice in teoria: - le 4 VESPE devono finire ultime nella categoria moto. - i 4 Lands d'assistenza devono fare “il tempo” per essere nelle prime posizioni nella categoria auto. Per i due ruote Piaggio non ci sono assolutamente problemi: nel prologo partono l’uno dopo l’altro e l’andatura che tengono è assolutamente quella di un raduno turistico: i 4 più volte si affiancano per parlare tra loro, altre volte si dispongono in fila indiana per far passare le altre moto che invece vogliono fare il tempo: termineranno 199,.200,.201 e 202esimi su 204 veicoli classificati ( ultimi nelle moto). Per i Land Rover invece, il discorso è diverso: il tempo loro lo devono fare, i piloti devono pestare sull’acceleratore su di un terreno estremamente fangoso, di fronte a una concorrenza agguerrita e lo devono fare con mezzi di assistenza, non preparati per la gara: i piloti ce la mettono veramente tutta e, in effetti i Lands arrivano in una buona posizione di classifica: PIOT finisce 40esimo in classifica generale e 11esimo nelle auto. PESCAROLO finisce 44esimo nella generale e 12esimo nelle auto TRAUTMANN finisce 60esimo nella generale e 18esimo nelle auto. HANRIOUD finisce 91esimo nella generale e 38esimo nelle auto. BREBANT con il suo veicolo caricato sino all’inverosimile di pezzi di ricambio finisce 153esimo La tattica elaborata è dunque andata piuttosto bene tanto è vero che a Sète, alla fine della tappa di trasferimento, fra penalizzazioni e incidenti sul percorso le 4 VESPA si trovano classificate 61,62,63 e 64 esima (ci sono ancora circa 20 moto dietro a loro), e i Lands si classificano 5,6,10 e 28esimo.
Tutto è pronto per affrontare l’Africa come Piot ha immaginato: Le 4 VESPA partiranno nelle ultime posizioni tra le moto, mentre i Land Rover, essendo tra le prime auto a partire, potranno ben presto raggiungerle: Piot, ha anche stabilito, per una maggiore efficacia negli interventi, una sorta di organizzazione “a doppietta”, attribuendo a ciascun Land una VESPA rispetto alla quale sarà responsabile per l’assistenza.
Ma l’Africa, la corsa e i suoi imprevisti, le difficoltà del terreno unite alle condizioni particolari (che ben presto si riveleranno “dantesche”) dell’ affronatare una corsa di questo tipo su di una VESPA, porteranno al fallimento di questa strategia sulla carta infallibile. Bastano, infatti, solo una decina di chilometri dalla partenza della prima speciale algerina perché inizino le difficoltà per il Team, con forature a ripetizione per tutti e 4 i P200E:
queste forature mettono subito in crisi la strategia elaborata da Piot, perché i piloti VESPA non riescono a concepire il fatto che un Land non si fermi a cambiare una ruota perché non è quello attribuato al suo mezzo fermo sul tracciato. Queta organizzazione avrebbe forse funzionato se le 4 VESPA fossero partite contemporaneamente ai Land, oppure se non avessero incontrato problemi così presto, dando così modo ai Land di raggiungerle “in marcia”. La strategia crolla, ma, fortunatamente, i Land Rover sono stipati di pneumatici e tutti i P200E vengono fatti ripartire;
le forature, però, si succedono a un ritmo impressionante e la causa principale non è da ricercare né negli pneumatici né nelle pietraie algerine: la causa principale delle forature è da ricercare nel silent-Bloc, nel tampone e nel supporto dell’ammortizzatore posteriore: con le vibrazioni e le sollecitazioni del terreno questi elementi si rompono, il blocco motore si muove e le ruote vengono a sfregare contro i cofani posteriori, provocando così, la maggior parte delle forature.
Questo problema meccanico che distrugge i pneumatici, che fa crollare la strategia di corsa, l'organizzazione interna del team, che abbassa il morale della squadra, sarà risolto solo nel giorno di riposo a GAO, quando da Pontedera arrivano pezzi adeguatamente rinforzati. Fino a quel giorno, il team deve fare fronte a forature e scoppi di pneumatici a ripetizione, a cadute dei piloti, il tutto unito a condizioni da “tregenda”: si arriva, infatti, nel deserto del Sahara. A proposito di cadute, Bernard Tcherniavsky, alla seconda speciale in terra africana cade molto pesantemente e si ferisce alla spalla... paradossalmente, è forse questo che gli permetterà di finire il raid poiché da quella tappa preferirà la regolarità alla velocità. Tutti i piloti, cercano, per quanto è possibile, di percorrere le prime tappe sahariane restando il più possibile riuniti in gruppo per aiutarsi, la penalità forfetaria è una cosa normale, ma è evidente che parlare di classifica è un qualcosa di impensabile; se si arriverà a Dakar si arriverà come “non classificati”.
L’imperativo è, quindi, finire ciascuna tappa prima che inizi quella successiva, per non essere messi fuori corsa; l’essere classificati o l’arrivare come “non classificati” conta poco. Le tappe Reganne - Bordj-Moktar e Reganne - Bordj-Moktar sono pesantissime per i piloti VESPA, che si trovano ad affronatare “l’inferno di sabbia” del Sahara, su mezzi, che seppur preparati, sono comunque inadeguati e, per di più con i grossi problemi al complesso dell’ammortizzatore posteriore già detti. In particolare la tappa Bordj-Moktar/Gao è, per tutto il team, una vera e propria odissea. I 4 P200E arrancano nella sabbia del deserto, in alcuni punti i piloti devono scendere e spingere: a un certo punto si trovano di fronte a una successione di dune che paiono insormontabili.Tutto il gruppo d'assistenza raggiunge le VESPE e tutti, piloti di Land e meccanici scendono per dar man forte ai piloti e spingere,tirare,sollevare i mezzi.
A notte fonda, stremato, tutto il team arriva, ultimo, a Gao, dove ci sarà il giorno di riposo, preso come manna dal cielo!!!
L’arrivo di notte sarà praticamente una costante in tutte le tappe del raid e questo porterà a un ulteriore pericolo: allo scopo di illuminare loro il tracciato ed evitare che i piloti soffrano per la polvere sollevata dall’avere mezzi davanti, i Land d'assistenza seguono molto da vicino i P200E con tutti i fari accesi e numerose sono state le volte in cui i Land rischiano di investire i piloti in VESPA che hanno rallentato per evitare un ostacolo o che, peggio ancora, sono caduti. Il raid si riassunse dunque per il Team nel partire molto presto in ogni tappa per arrivare molto tardi, sempre tra gli ultimi. Addirittura nella tappa Niamey/Uagadugu con la partenza ufficiale fissata alle 8h30 Bernard Tcherniavsky arriva la mattina... alle 8.20, dieci minuti prima di essere escluso, visto che il via della tappa è fissato per le 8.30!!!! Con una tappa nelle gambe dorme un paio d’ore e poi riparte! Durante il raid raramente il team riesce a piantare le tende: vista l’ora in cui si arriva i piloti sia dei Land sia delle Vespe sia i meccanici dormono sui Land o nei sacco a pelo sistemati a terra, mentre i meccanici che devono riparare i P200 per renderli pronti alla partenza della mattina successiva dormono (anzi meglio dire dormicchiano) spesso di giorno nel Lands senza mai fare da navigatori…. compito,d'altra parte inutile poiché basta seguire le tracce lasciate dagli altri concorrenti.
Raro vedere le tende:
Nella tappa che porta a Timbuctu, intanto, ecco il ritiro di Yvan Tcherniavsky: prende una pista parallela, non è visto dall’assistenza, e, dopo diverse cadute si ritira, fiaccato nel fisico e nel morale: Yvan è il pilota più esperto dei 4 per quel che riguarda la Vespa, essendo pilota collaudatore e avendo partecipato a diverse competizioni in sella a questo scooter; tuttavia l’incessante serie di problemi incontrati nel raid hanno ragione di lui. Qualche tappa prima di Dakar si ritira anche Bernard Neimer: è il solo pilota del team ad avere già affronatto la Dakar nella prima edizione (classificandosi,come detto, ottavo nella categoria moto in sella a una Honda 250XLS), è, anche il più veloce dei 4 piloti del Team VESPA. Sin dal prologo mette alla frusta il suo P200E, anzi lo mette fin troppo alla frusta! Infatti il ritmo sostenuto che tiene in terra africana con il terreno che non può certo definirsi “un tappeto da biliardo”, unito alle cadute in cui è inevitabilmente coinvolto, portano alla rottura del telaio della Vespa a livello dello scudo: i meccanici tentano di riparare il mezzo saldando una sbarra di ferro tra lo scudo e la base della sella, Neimer riparte, e come nulla fosse, spinge ancora al massimo!! La riparazione, purtroppo non regge e la VESPA finisce irrimediabilmente spezzata in due. Bellissima questa foto: con la VESPA tenuta assieme da una sbarra, Neimer è in posizione di ricerca di massima velocità!!! COMUNQUE UN GRANDE!!!!!!
Sulla spiaggia di Dakar arrivano in due, Bernard Tcherniavsky e Marc Simonot:
Bernard Tcherniavsky, dopo la grossa caduta durante la seconda tappa, prosegue con andatura regolare, prudente e questo, a detta dello stesso pilota fa si che termini il raid. In realtà gli ultimi chilometri dell’ultima speciale-Kermesse sulla spiaggia di Dakar li fa con la VESPA caricata sul Land d’assistenza: Bernard, partito ultimo, decide dopo un raid corso tutto in difesa, di “dare gas”: dopo una decina di km “a palla”, vede davanti a sè alcune moto, apre il gas a tutta ma grippa: i meccanici gli rimettono in sesto a tempo di record il motore, lui riparte ma a 5 km dalla fine, torna a grippare: stavolta è impossibile ripararare, quindi, come detto, arriva al traguardo con la VESPA sul Land Rover. Bernard è comunque classificato 5° fuori tempo (categoria moto), è il 5° dei non classificati. Marc Simonot è il più giovane del Team, è anche quello che ha fatto la preparazione fisica più accurata; anche psicologicamente è quello che, assieme a Neimer, ha retto meglio lo stress della Dakar e la valanga di imprevisti capitati. Di fatto è l’unico che finisce il raid con la VESPA marciante, classificandosi 3° fuori tempo massimo Per quel che riguarda i Lands d'assistenza, i mezzi non incontrano nessun problema particolare durante tutto il raid: 4 Lands su 5 vengono classificati fuori tempo massimo al 15,.16,.18 e 20 esimo posto. Quanto al Land fuori corsa, è quello di Pescarolo che abbandona lo stesso giorno di Yvan Tcherniavsky. Essendo il Land addetto all’assistenza di Yvan, Pescarolo va a recuperarlo ma arriva fuori tempo massimo, con la tappa già partita. E’ dunque messo fuori corsa... ma questo a non gli impedirà di ripartire e portare assistenza alle altre VESPA.. Le proteste degli altri concorrenti sono forti e così, preso da una parte da Thierry Sabine si ferma, anzi…. a Dakar ci arriva…ma viene incaricato da Piot di andare all’aeroporto della capitale del Senegal a prendere alcuni parenti dei piloti del Team e alcuni giornalisti!!! Questo exploit ha, ovviamente una ricaduta commerciale: in Francia le vendite VESPA aumentano del 160%
: ancora oggi Parigi è piena di PX con la sella singola: visto che per un paio d’anni ho fatto avanti indietro dalla capitale francese a Bologna (causa morosa del posto) mi son subito chiesto perché tutti montino queste selle, e chiedendo a qualche vespista d’oltralpe, la risposta è stata: “montiamo le selle singole in ricordo dell’exploit della VESPA alla Dakar” Al di là degli aspetti commerciali, la Dakar dell’80, così come i viaggi di Bettinelli col vecchio PX, i raid organizzati da Vespaonline, i viaggi che tanti di noi organizzano in giro per l’Italia e l’Europa, sono lì a dimostrare come LA VESPA SIA UN MEZZO UNICO, CHE NON POTRA’ MAI ESSERE SOSTITUITO DA QUALSIVOGLIA SCOOTER….VIVA LA VESPA!!!!!!! Un ringraziamento particolare va a Jeff Dinet, senza il cui contributo (a livello fotografico e di cronaca di quegli avvenimenti) sarebbe stato impossibile pubblicare questi post MERCI JEFF! Roberto
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